23.05.2008

Importanza delle castagne

Dopo alcuni aggiustamenti del disciplinare di produzione, richiesti dalla Commissione Europea, la castagna di Cuneo sta per avere il riconoscimento di indicazione geografia protetta (IGP). Viene praticamente considerata una castagna biologica poiché è vietata ogni somministrazione di fertilizzanti e antiparassitari di sintesi. Una curiosità: non è un “marrone” perché pesa sui 9 grammi e quindi se ne possono produrre 110 frutti per chilo. Il marrone, oltre a essere più grande, di solito dà una produzione di circa 80 frutti per chilo. Non esiste una vera normativa che distingue i marroni dalle castagne, tanto che queste ultime possono essere spacciate per marroni, che vengono utilizzati quasi tutti nell’industria dolciaria per fare i marron-glacé. Inoltre, comprando le castagne, i consumatori contribuiscono indirettamente a salvare i boschi di questa preziosa pianta. Prima del 1940 in Italia si raccoglievano più di tre milioni di quintali mentre oggi si stima che la raccolta non superi i 200.000 quintali. In un ipotetico elenco dei cibi genuini e naturali indenni dai trattamenti chimici, la castagna occupa sicuramente uno dei primissimi posti. Purtroppo la disaffezione verso questo alimento ha portato alla morte di moltissime piante per cause naturali, dovute all’incuria e all’abbandono o alla sostituzione con altre colture più redditizie. Il castagno è un albero robusto e grande, ma particolarmente delicato e non attecchisce facilmente se allevato in vivaio e trapiantato altrove. Intere generazioni di italiani si sono nutriti per secoli con le castagne: ricordiamo anche una specie di polenta chiamata “pattona”. Nelle città il castagno nazionale è stato sostituito, perché più resistente, con l’ippocastano o castagno d’India, che dà frutti molto simili alle castagne ma non commestibili perché amarissimi a causa di un glucoside chiamato esculina.