23.05.2011
Gli inibitori della miostatina e gli SARMs
Nuove scoperte in medicina e in microscopia elettronica, la maggiore disponibilità di informazioni si stanno susseguendo velocemente negli ultimi 50 anni. Non fanno eccezione lo sport e gli integratori legati allo sport. Ormone della crescita, IGF-1 ed insulina prodotti artificialmente hanno costituito delle sfide non indifferenti e un business per le aziende farmaceutiche, oltre che la possibilità dell’utilizzo illegale per migliori performance atletiche. Nuove scoperte nella genetica hanno portato a degli sviluppi per una nuova generazione di sostanze, che sono state messe sotto osservazione dai “guru” dello sport: gli inibitori della miostatina e gli SARMs. La miostatina è stata scoperta nel 1997 dagli scienziati McPherron e Se-Jin Lee: è una proteina che previene la crescita dei muscoli delle ossa. Oggi, a distanza di 12 anni dalla sua scoperta, si sa che la miostatina è prodotta soprattutto dalle cellule del muscolo scheletrico (alcuni studi hanno rilevato la sua presenza anche nel tessuto adiposo, cardiaco e osseo). La sua azione viene regolata dalla presenza di un inibitore chiamato follistatina. Più è alto il livello di follistatina e maggiore sarà lo sviluppo muscolare. Sembra che la follistatina sia in grado di interagire con le cellule satellite stimolando la proliferazione di nuove cellule muscolari. Bloccando il gene della miostatina si può avere una crescita muscolare maggiore. Sono numerosi gli studi condotti sugli animali che hanno portato a veri mostri genetici nei bovini da macellazione e nei cani da combattimento. I modulatori selettivi dei ricettori androgeni (SARM’s) sono presenti in tessuti specifici come i muscoli e le ossa. Gli SARMs sembrano modulare gli effetti degli steroidi anabolici perché favorirebbero la crescita muscolare senza avere effetti su altri organi o tessuti. Gli SARMs sono di grande interesse per soggetti adulti con problemi di perdita muscolare, pazienti che soffrono di malattie degenerative o che si devono riprendere da gravi traumi muscolari (crush sindrome). Sono ancora in fase sperimentale e non se ne conoscono gli effetti collaterali, anche se nell’animale hanno mostrato epatotossicità. Inoltre sulla prostata hanno un’azione inibitrice dell’effetto androgenico tanto che vengono sperimentalmente adoperati nella terapia del cancro prostatico, il che contrasterebbe con la loro azione pro-anabolica muscolare. Queste sostanze si trovano ormai in libera vendita per i “culturisti”: a quando il primo morto?