18.04.2025
Cellule satelliti: cosa sono e quale funzione hanno nel muscolo
Le cellule satelliti, chiamate anche myosatellite cells, muscle stem cells o MuSCs, sono cellule staminali multipotenti. Sono piccole ma hanno un importante compito nella salute del tessuto muscolare. Le troviamo proprio incastrate tra la membrana basale e il sarcolemma, ovvero tra la fibra muscolare (miociti, fibrocellule) e il tessuto connettivo che la circonda. A volte si collocano anche in fessure disposte lungo o trasversalmente all’asse delle fibre.
Struttura delle cellule satelliti e delle cellule muscolari
Il muscolo scheletrico ha una struttura davvero unica. Le cellule muscolari sono molto grandi, polinucleate (cioè con più nuclei), e piene di proteine contrattili che occupano la maggior parte del loro citoplasma. La presenza di più nuclei è importante. Ciascuno contiene il DNA necessario per produrre strutture cellulari, quindi più nuclei significano maggiore capacità di sintesi.
Le cellule satelliti, al contrario, sono molto più piccole, con poco citoplasma, pochi organelli, un solo nucleo e senza proteine contrattili. Il loro nucleo mostra molta eterocromatina, un segno che i geni (il DNA) sono poco attivi, dormienti e intervengono solo quando serve.
Quando entrano in azione?
Le cellule satelliti non stanno ferme sempre. Si attivano in risposta a danni muscolari, come quelli provocati da un allenamento intenso. Sappiamo che il processo di allenamento determina anche infiammazione locale. Ormoni anabolici e un corretto apporto nutrizionale avviano il recupero. In sinergia, questi elementi favoriscono, infatti, la ricostruzione del tessuto danneggiato.
A quel punto, le cellule satelliti possono:
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integrarsi nelle cellule muscolari esistenti, aggiungendo un nuovo nucleo utile alla sintesi;
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oppure trasformarsi in mioblasti e poi in nuove cellule muscolari.
Il fattore di crescita IGF-1, stimolato dall’ormone della crescita (GH), ha un ruolo fondamentale in tutto questo. Favorisce sia la proliferazione sia la specializzazione delle cellule satelliti, aiutando anche a contrastare il deterioramento muscolare legato all’età. Una volta completato il loro compito, possono tornare “in sonno”, in stato di quiescenza.
È importante sottolineare che le cellule satelliti differenziate sono molto simili ai miociti. Sono, dunque, molto difficili da distinguere anche in laboratori attrezzati.
Cellule satellite e muscolo, hanno una funzione nella sua crescita?
Questa è la vera domanda. Molti sostengono che le cellule satelliti contribuiscano anche alla crescita muscolare (iperplasia), ma questo è un tema controverso, soprattutto per chi si allena in modo naturale, senza uso di farmaci anabolizzanti.
In questi casi, infatti, l’aumento di massa avviene principalmente attraverso ipertrofia, ovvero l’ingrandimento delle cellule muscolari esistenti, non la creazione di nuove. L’iperplasia, cioè l’aumento del numero di cellule, è associata soprattutto all’uso di doping.
Cos’è l’ipertrofia e come si ottiene più massa magra?
L’ipertrofia muscolare è un processo che si basa sull’incremento di elementi come proteine contrattili, organelli (esclusi i nuclei), riserve energetiche e acqua all’interno delle cellule. Per ottenere questo risultato, è fondamentale:
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allenarsi con intensità variabili, alternando carichi elevati (che aumentano il tessuto contrattilie) a carichi moderati (che potenziano riserve ed energia);
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variare l’allenamento nel tempo, perché il corpo si adatta velocemente a stimoli ripetitivi;
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seguire una dieta ipercalorica, cioè introdurre più energia di quanta se ne consuma, con particolare attenzione ai carboidrati;
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avere una buona sensibilità insulinica, visto che l’insulina è l’ormone anabolico più potente e gestibile.
Prima di lanciarsi in un percorso di aumento massa, è utile:
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partire da una bassa percentuale di grasso corporeo,
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uscire da una dieta ipocalorica,
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e assicurarsi che l’allenamento stimoli davvero la muscolatura.
Recupero muscolare: la vera funzione delle cellule satelliti
Alla luce di tutto questo, possiamo dire che le cellule satelliti non sono le protagoniste della crescita muscolare nel lungo termine (almeno nei soggetti naturali), ma hanno un ruolo chiave nella fase di recupero. La loro funzione è quindi importante, ma diversa da quanto spesso si pensa.
Questo ha implicazioni molto pratiche. Allenarsi fino a “spaccarsi” i muscoli per provocare un grande danno, sperando in una crescita maggiore, non funziona senza un recupero adeguato. Serve equilibrio tra fase catabolica (stimolo) e fase anabolica (recupero).
Se il recupero è troppo lungo (per esempio, per un allenamento eccessivo) si supera la finestra ottimale di sintesi proteica (circa 48 ore) e si perdono anche gli adattamenti nervosi, fondamentali per la forza.
Conclusione? Il carico giusto è quello che permette di allenare lo stesso muscolo circa due volte a settimana senza compromettere il recupero.